Sono un chirurgo, toracico.

Cresciuta con l'innato desiderio di studiare l'essere umano, la sua natura, la sua fragile perfezione, quell'infinità che ci portiamo addosso ogni giorno senza neppure accorgercene. Per anni mi son chiusa tra libri e reparti d'ospedale, e, senza accorgermene, mi sono perdutamente innamorata di una professione, delle persone e dell'essere umano, qualunque ruolo esso abbia.

L'incontro con lo yoga alcuni anni fa è stato quasi casuale, l'invito di un'amica che mi ha portato per la prima volta sul tappetino.

E mi sono innamorata di nuovo. Anzi, mi sono innamorata ancora, perché con lo yoga quotidianamente nutro il mio scientifico amore chirurgico di una consapevolezza che non viene insegnata all'università: essere in questo corpo ed in questo mondo, qui ed ora.

La Bhagavad Gita, uno dei testi di riferimento dello yoga, recita “Lo Yoga è la pratica del tollerare le conseguenze di essere se stessi”. Ed è proprio in questa dimensione radicata nel presente, pacifica e di accoglienza dello spazio fuori e dentro noi stessi che ho trovato il piacere di immergermi, guardando con libertà ai limiti del mio corpo e della mia mente per poterli giorno dopo giorno oltrepassare, riassaporando la gioia di un bimbo che rincorre i suoi primi passi.

La curiosità di approfondire, scoprire, ed anche mettermi alla prova, senza paura ma con limpido  entusiasmo, mi ha condotta alla cuola per insegnanti yoga SFIDY diretta da Claudio Conte, a Milano, riconosciuta dalla Fédération Nationale des Enseignants de Yoga (F.N.E.Y.).

Un percorso di studi di 4 anni,  intenso e davvero sorprendente, come può essere per un chirurgo, abituato a guardare i polmoni ed altri organi da dentro, scoprire che...abitiamo un corpo che respira!

Un percorso formativo che mi ha condotto  oltre allo studio ed all'amore per questa disciplina, nell'ambizioso desiderio di far mia e trasmettere agli allievi ciò che Roger Clerc definisce " un'arte di vivere".  

 

La Formazione mi ha dato modo di  evolvermi attraverso diversi approcci allo hatha yoga così come proposti da grandi insegnanti tra cui Patrick Tomatis, Claudio Conte, Alberta Biressi e Boris Tatzsky. Spontaneamente ho abbracciato la via trasmessa da Boris Tatzsky, lo YOGA DELL’ENERGIA, una pedagogia specifica in cui è essenziale la presa di coscienza dell’energia vitale che vibra in ciascuno di noi.

Tre i livelli di consapevolezza che lavorano in sinergia: le pratiche fisiche con le sequenze e le posture, le pratiche di controllo del respiro e dell’energia e quelle di concentrazione e meditazione.

La definizione di Yoga dell’Energia è stata creata da Roger Clerc nel suo primo libro (“Yoga de l’energie”, Ed. Le Courrier du Livre) in cui annunciò che “il punto di partenza è considerare il corpo come luogo di circolazione delle energie vitali che sono all’origine della vita”.

Nello Yoga dell’Energia sono molto importanti le sequenze perché liberano energia e predispongono a una più grande interiorità e stabilità mentale.

Lo  Yoga non è solo una pratica fisica, anche se è incentrato sul corpo: si basa infatti sull’idea di un’unità indissolubile tra corpo e realtà interiore. La coordinazione delle diverse competenze di forza, elasticità e resistenza, la ricerca dell’allineamento posturale e la profondità del respiro che vi si accompagna, richiedono un alto livello di attenzione da parte della mente, che deve mantenersi sempre concentrata e presente, rendendo ogni sequenza di posture una sorta di meditazione in movimento. Col tempo, quando si giunge a padroneggiare gli asana, si sperimenta il potere di queste posture di svuotare la mente.

 

 

 

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