"DANA" - La gioia di dare

Il Progetto DANA,  ispirandosi ai valori universali della dignità della persona,  ha tra i propri fondamentali proponimenti quello di seguire i bambini in stato di abbandono collaborando con l’ Associazione Onlus Insieme (www.insieme.org) che mette a disposizione  le proprie forze per sfamare, ospedalizzare, scolarizzare e inserire nel mondo del lavoro, creature  la cui vita sia resa degna di essere vissuta, con gioia e nel pieno rispetto della loro cultura.

“Dāna” , traducibile come "La gioia di dare”, è una parola in lingua Pali che significa generosità e ricorda come “donare” sia di importanza vitale non solo nella condivisione delle cose materiali come cibo, denaro, risorse, ma anche nella condivisione dell'immateriale, ovvero lo spirito di generosità che si manifesta come attenzione all’altro, l’esserci per lui.

Non si tratta di donare solo cio’ che si ha, ma di dare cio’ che si è, e questo gradualmente abbatte i confini che ci separano dall’altro espandendo la nostra natura di essere umani.

Cinzia Crespi, fondatrice di SPAZIO SATI,  è da sempre impegnata in Progetti di Solidarietà in India insieme al marito Matteo Carretta che conduce il gruppo di Meditazione.

Matteo e Cinzia  si recano regolarmente in India,  dedicandosi in prima persona, e con instancabile entusiasmo, ai bambini di SAMPARC (https://samparc.org/friends-from-italy/) , Ong indiana nata nel 1990 grazie a Shri Amitkumar Banerjee e che sostiene oggi oltre 600 orfani negli stati del Maharashtra, Gujarat, West Bengal e Rajasthan.

Spazio Sati per sostenere Dana promuove le diverse attività dell’Associazione fra i suoi clienti e ne supporta l’organizzazione.

LA NOSTRA INDIA

Riti lungo fiumi sacri, odori di fiori e profumi di incensi, umanità che si intreccia con la vita degli animali, povertà estrema  e offerte agli dèi: in tutto questo un eco antichissimo che racconta l’Essenza, il ritorno allo yoga-unione, quella dimensione in cui ogni aspetto è incluso e ogni polarità è parte integrante della stessa indivisibile, potente, Vita.

“ Iniziamo i nostri viaggi in India piu’ di 10 anni fa, in quanto appassionati praticanti di Yoga e di cultura orientale. Nelle nostre peregrinazioni incontriamo l’India raccontata, l’India idealizzata, l’India del turista e poi l’india dello yoga…. Si arriva, si sosta, si riparte, si visitano monumenti, luoghi sacri ma poi ci si chiede “cosa è rimasto della ricca ed antica tradizione yoga fuori dagli ashram? cosa ne sa di yoga l’uomo della strada? “

Quando abbiamo cominciato a percorrere non piu’ la strada che porta all’ashram, ma la strada dell’indiano qualunque, quando ci siamo fermati e abbiamo cominciato ad entrare in contatto con le persone, i luoghi e la realtà di tutti i giorni, allora abbiamo cominciato a ritrovare qualcosa già depositato nella nostra memoria in una lontana palestra italiana, un nome, un concetto, un comportamento….

C’è il mercato, l’India è un mercato, anche negli spazi più angusti c’è un indiano che riesce ad aprire un negozietto e a vendere qualche cosa. Noi andiamo sempre di fretta, ma il piccolo venditore non ha fretta, potremmo essere il suo unico cliente della giornata, eppure prima di noi c’è il divino sotto forma di Ganesh, con il suo pancione e con la sua proboscide, è il dio del buon augurio e la giornata non può iniziare senza una piccola puja, senza l’offerta di un fiore, senza la recitazione di un mantra. Ascoltiamo ed è lo stesso mantra che conosciamo per averlo tante volte recitato in occidente e che qui fa invece parte della vita….

Ci sono tanti concetti nello yoga che abbiamo imparato e abbiamo cercato di applicare. Lo yoga è la nostra disciplina, lo insegniamo perché fa bene, vogliamo conoscere il maestro famoso, ci chiudiamo in un ashram perché lì ci sentiamo speciali e rischiamo di non scoprire che c’è uno yoga anche fuori che nel tempo si è consolidato ed è diventato comportamento. Basta fermarsi e guardare. La lezione continua, chiunque ci diventa Maestro. La donna del mercato impegnata a vendere uno scialle di finta seta dai colori improbabili e noi che le esprimiamo i nostri dubbi riguardo alla tenuta dei colori; lei ci guarda e tutta seria dice: “e voi lasciateli andare...”. Quante volte lo ripetiamo insegnando Yoga: “lascia andare, con fiducia e senza resistenze…”

L’incontro con Samparc e i suoi bambini. C’è Akash, she significa "spazio", e quando abbiamo sentito il suo nome ci siamo ricordati di questa parola, imparata in abbinamento al termine chitta, lo spazio della coscienza, e ci siamo chiesti: “a che spazio appartiene questo bambino ?”. Ora quando stringiamo Akash tra lo spazio delle nostre braccia sentiamo l’energia risvegliarsi, un grande calore, anahata cakra, il cuore, è così reale.
E poi la piccola Rupa, la forma, un nome bellissimo, e bellissima è anche la bambina che lo porta, che non è più l’orfanella derelitta, ma oggi ha la bellezza della sua vera forma.
E c’è Anand Ram, anand significa felicità, beatitudine, lo sappiamo tutti noi insegnanti di yoga, un nome che esprime la sua gioia di vivere.

Questa grande terra ci ha regalato uno yoga diverso da quello che ci aspettavamo, ci ha fatto scoprire di poter vivere il karma yoga, lo yoga dell’azione, aprendoci una via per essere con gli altri.

E’ un atto di fiducia, che viene compiuto sapendo che la vita è un “nodo infinito” di curve armoniose in cui ci si arricchisce in quanto capaci di donarsi.

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